Lasciarsi ai tempi dei social

Non è difficile, per la maggior parte delle persone, affermare che una delle sfide più dolorose della vita sia il dover affrontare la fine di una relazione sentimentale.

In particolare, ritengo che al giorno d'oggi un elemento che rischia di rendere ancora più complicata questa fase della vita, portando anche all'esordio di veri e propri disturbi psicopatologici, sia un uso non appropriato dei cosiddetti "social".

Quando una relazione finisce, una fase inevitabile e ovviamente dolorosa è rappresentata dell'elaborazione e progressiva accettazione dell'allontanamento del proprio partner. Questo processo, per poter avvenire senza complicazioni, necessita a mio parere della cessazione, ove possibile, di qualunque forma di contatto, affinché la mente possa man mano abituarsi all'assenza e superare giorno dopo giorno l'inevitabile senso di vuoto o di mancanza generato dalla separazione.

Fino a pochi decenni fa accadeva che al termine di una relazione si perdessero con più facilità i contatti con l'ex partner, fatta eccezione per le persone che erano abituate a frequentare gli stessi luoghi tutti i giorni, come quando si è anche colleghi di lavoro. Al massimo, presi dalla nostalgia, si poteva fare una telefonata al proprio ex partner, oppure chiedere informazioni sul suo conto ad amici comuni, anche per sapere se fossero spuntate nel frattempo altre frequentazioni. E così, la vita andava avanti, fino ad arrivare a una più o meno completa accettazione della nuova realtà.

Oggi, invece, chiudere queste ferite dolorose risulta molto più complicato, perché le storie formalmente finiscono, ma invece le "storie" sui social...continuano.

Sfido chiunque a provare indifferenza nel vedere le foto che posta il proprio ex o la propria ex una volta che la relazione si è conclusa. La mente ricama, ripensa, si logora nella nostalgia di un ricordo che rimane ancora più vivo attraverso le immagini. Eppure si rimane "amici su Facebook", "follower su Instagram" come se fosse la cosa più naturale del mondo. Questa continua esposizione non aiuta adeguatamente l'elaborazione della perdita, ma può addirittura complicarsi nei casi seguenti:

  • all'improvviso, uno dei due ex partner pubblica "candidamente" foto che lo ritraggono con la propria nuova fiamma
  • vengono postate foto o contenuti apparentemente rivolti a tutti, ma che in verità hanno lo scopo di colpire l’ex partner, per esempio per farla o farlo ingelosire, per manifestare rabbia nei suoi confronti, alimentare sensi di colpa o indurre a cambiare idea.
  • uno o entrambi i partner cominciano ossessivamente a controllare l'ex sui social, per sapere cosa fa, come sta e, soprattutto, chi frequenta

In tutti i casi sopra citati ci troviamo quasi sempre di fronte a persone che possono presentare problematiche a vari livelli, spaziando da "semplici" atteggiamenti passivo-aggressivi, a svariati disturbi di personalità, problemi di dipendenza affettiva, fino ad arrivare al disturbo ossessivo-compulsivo o addirittura a disturbi psicotici.

In particolare, nella mia pratica clinica mi è capitato di assistere anche all'esordio improvviso di sintomi ossessivi incentrati sull'ex partner, dopo aver visto pubblicata una sua foto con la nuova compagna o compagno.

Ovviamente un incontro spiacevole può anche avvenire camminando per strada, ma la probabilità di incappare in qualcosa di sgradito attraverso i canali social risulta decisamente più frequente rispetto a un incontro casuale. Perché, di fatto, queste piattaforme rappresentano il luogo di incontro per eccellenza dove, se desideri sapere qualcosa di qualcuno, non rimarrai di certo a bocca asciutta.

Il risultato pratico è che, sempre più spesso nel mio studio accolgo persone che faticano notevolmente a elaborare la fine di una relazione, con un carico di sofferenza psicologica non indifferente, causato dalle informazioni che arrivano puntualmente dagli aggiornamenti sui social.

"È più forte di me, so che mi faccio del male, ma la controllo tutti i giorni su Instagram per vedere se è vero che è rimasta single o se invece mi ha mentito".

"Quando ho visto la foto che ha pubblicato sul suo stato di WhatsApp mi è venuta voglia di ricontattarlo, nonostante mi abbia distrutta psicologicamente".

"Da quando ho visto la sua foto con un altro su Facebook non dormo più la notte, di giorno non riesco a pensare ad altro e mi sento una nullità".

"Dottoressa, è possibile che lui voglia tornare insieme a me? Non mi cerca più, però a me sembra che le canzoni che pubblica abbiano un chiaro riferimento alla nostra precedente relazione".

Personalmente non ho dubbi sul fatto che, in caso di separazioni affettive, continuare a tenere contatti aperti sia più dannoso che utile. È come interferire con il processo di cicatrizzazione di una ferita, che per guarire ha bisogno di essere disinfettata e poi protetta per un certo periodo di tempo.

Il mio consiglio, soprattutto in caso di relazioni finite in maniera burrascosa o non condivisa, è dunque quello di non rimanere attivamente connessi sui social in modo da evitare i seguenti rischi:

  • ricevere all'improvviso, e senza averle cercate, informazioni sgradite o dolorose, procurandosi sofferenze aggiuntive
  • rallentare notevolmente il processo di elaborazione della perdita, che già di per sé può essere molto lungo e difficile, specie nelle relazioni "tossiche"
  • manifestare sintomi ossessivi o aggravare quelli già in atto a causa dei ripetuti controlli
  • innescare conseguenze potenzialmente gravi o pericolose, specie in presenza di persone che già manifestavano sintomi di gelosia e controllo patologici.

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